Chi mangia peperoncino, vive di più: ecco il risultato dello studio elaborato dalla Larner College of Medicine dell’Università del Vermont. Lo studio associa il consumo di peperoncino ad una riduzione della mortalità del 13%, soprattutto sul fronte cardiovascolare, come ictus e infarti.
Il merito è di una sostanza, la capsaicina, che oltre a essere responsabile del grado di piccantezza, sembra prevenire anche:
- obesità
- ipercolesterolemia (attraverso un aumento del metabolismo dei lipidi)
- diabete di tipo 2
- ipertensione
Saranno ora necessari ulteriori studi clinici per chiarire i meccanismi alla base degli effetti salutari del peperoncino, a partire dalle dosi raccomandate.
Ma le caratteristiche benefiche del peperoncino, non sono certo una novità: basandosi sulle teorie di Ippocrate e Galeno, già in epoca medievale si riteneva che le spezie potessero aiutare a ripristinare gli squilibri umorali.
La ricerca dell’Università del Vermont è stata appena pubblicata sulla rivista scientifica Plos One e si è basata sui questionari dall’enorme banca dati del National Health and Nutritional Examination Survey che ha seguito le abitudini alimentari e lo stato di salute di oltre 16 mila americani per un periodo di 23 anni.
«I risultati del nostro studio – affermano dall’università a stelle e strisce – confermano quanto già evidenziato da studi precedenti, ovvero gli effetti favorevoli per la salute del peperoncino e del cibo piccante. Il consumo di questi cibi potrebbe dunque entrare nelle raccomandazioni dietetiche, mentre queste osservazioni dovrebbero portare ad organizzare ulteriori ricerche, anche sotto forma di trial clinici, per chiarire i meccanismi alla base di questi effetti».